8 giu 2010

cosa resta del fotografo

E' nelle librerie Lezioni di fotografia, edito da Quodlibet. Raccoglie una serie di fotografie di Luigi Ghirri e gli scritti che raccolgono le lezioni che egli tenne fra il 1989 e il 1990 all'Università del Progetto di Reggio Emilia. Ogni lezione è corredata da una fotografia che Ghirri mostrava ai suoi studenti. Questo libro è la testimonianza di una doppia, crisi nella storia della fotografia. Da un lato la fine della fotografia come oggetto intellettuale e dall'altra la fine del fotografo stesso come intellettuale. Nelle sue lezioni Ghirri accennava, senza rendersi conto fino in fondo di quello che sarebbe accaduto a quest'arte, all'imminente era digitale e non considerava importante che prima poi la pellicola sarebbe stata abbandonata. Semplicemente pensava che al suo posto sarebbero arrivati i pixel ma il cambio di supporto non avrebbe cambiato pressocchè nulla. In realtà Ghirri non pensava che da li a poco sarebbe arrivato Internet. La rete ha cambiato radicalmente il sistema di circolazione delle immagini.

Quello che Luigi Ghirri raccontava era che "la figura del fotografo è sfaccettata, attiva nella creazione globale dell'immagine di comunicazione". Per lui la "fotografia era un lavoro del pensiero, ed è sempre esistita, è un modo che l'uomo ha di guardare il mondo e non la tecnica per farlo". Riuscì a mettere in pratica, maestralmente, quello che pensava: "il nuovo modo di agire di una figura storica, quella del fotografo". I suoi "progetti di comunicazione globale": Il Viaggio in Italia dell'84 e le Esplorazioni sulla via Emilia dell'86, sono rimasti unici nella storia culturale dell'Italia. Quello che voleva trasmettere, oltre alla pura tecnica fotografica, era il messaggio che bisognava essere consapevoli che il fotografo poteva essere il perno di una società basata sulle immagini, che potesse disegnare il mondo con linguaggi diversi. Ghirri lamentava il fatto che i fotografi italiani non furono in grado di fare il salto di qualità, non seppero raccontare un popolo. Oggi la fotografia è un insieme di movimento continuo in Internet. I fotografi intellettuali di Ghirri non "servono" più. Non servono più i fotografi in generale. Ora le prospettive che si aprono ai fotografi sono due: da una parte alcuni si ripropongono come artisti e cercano di sopravvivere fra una galleria e l'altra. L'altra prospettiva è rimanere nel circuito mediatico e diventare semplici fornitori di immagini, queste subiranno molte mutazioni, diverse didascalie, prima di finire sullo schermo dei pc di chi guarda.


Luigi Ghirri era appassionato di cinema, di musica, di architettura e un gran lettore. Egli riteneva che la fotografia, "carezza del mondo", facesse da antidoto all'eccessiva velocità di consumo visuale. Ironia della sorte Ghirri non ha potuto assistere alla scomparsa del fotografo intellettuale.


Qualcosa di interessante sull'attuale situazione del fotogiornalismo a questo link.

1 commento:

  1. Fotografare è porre sulla stessa linea d mira la mente,gli occhi e il cuore

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