25 feb 2012

Il potere dei 'Mi piace'

Ci sono testate online che basano la retribuzione dei loro collaboratori sui 'Like' che le notizie ricevono su Facebook. Perché?
Così parte la corsa a postare e ri-postare su Funa notizia, in modo che i 'mi piace' aumentino di ora in ora. Quale è il valore aggiunto che il media in questione guadagna con i like? Popolarità? Massima diffusione dei suoi contenuti, certamente. E poi? Quanti di quelli che apprezzano il link alla notizia, passano, poi, al sito web della testata?


Tutto è lecito... però un conto è condividere una notizia su FB perchè la si ritiene interessante, perché la si vuole diffondere fra le persone conosciute, o per semplice narcisismo. Un altro è fare il commercio delle notizie. Che la professione giornalistica sia in un marasma, è chiaro, ma un redattore, deve anche occuparsi della diffusione delle notizie? Deve, dopo aver fatto il suo mestiere -  scoprire la notizia, verificarla e scriverla - impegnarsi per avere un guadagno in più (e che guadagno!) e fare promozione della notizia? E' un nuovo compito affidato al giornalista?
Sarebbe divertente capire, come i like sono conteggiati e monetizzati.  In base al numero di visitatori della pagina web del media, si stabilisce un numero di like idoneo? Oppure ci si basa sul numero di fan della pagina FB? E come va trattata la notizia che viene condivisa rispetto a quella che riceve semplici like? Le testate tradizionali come accolgono i like alle loro notizie? Chiedono ai loro redattori di fare promozione? Il giornalista che riceve tanti like si compiace maggiormente di un altro?
E' chiaro che nella grande piscina del cambiamento, nel quale il giornalismo sta tentando di stare a galla, va inclusa una nuova variabile, quella del potere del tasto 'Mi piace'. 

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